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Parerga e paralipomena

[Parerga und Paralipomena. Kleine philosophische Schriften], traduzione di Giorgio Colli (1 volume), Mazzino Montinari e Eva Amendola Kuhn (2 volume)


Milano, Adelphi, 1981-1983, Classici, 43 e 46
2 volumi, cm 20.5x13, pp. 684-(4), 917-(7), tela, sovracoperta, acetato
Nuova edizione dei Parerga pubblicati da Boringhieri nel 1963. Unica nella collana. Ottima copia

€ 100
Presentati con modestia da un filosofo che modesto non era, questi “scritti filosofici minori” conquistarono un pubblico e fecero di Schopenhauer un avvenimento culturale non passeggero. Nelle intenzioni dell’autore, i Parerga dovevano servire di rifinitura al sistema del Mondo come volontà e rappresentazione, ne chiarivano gli sviluppi con un’esperienza arricchita, e commentavano in estensione, con una trattazione disunita, l’invadenza razionale esauriente di quella visione del mondo.

L’opera invece fu afferrata per se stessa, fu una scoperta, perché in essa per la prima volta un grande pensatore riusciva a comunicarsi e soltanto in seguito divenne un’introduzione alla più ardua costruzione, compressa, del Mondo. Anche ora, dopo un secolo, ritroviamo nei Parerga qualcosa di essenziale, che il Mondo non dà, e accostiamo le due opere come complementari, in ogni caso come le più importanti del filosofo». Così scriveva Giorgio Colli nella prefazione ai Parerga (1963), con la prima parte dei quali diamo inizio a una nuova edizione delle opere di Schopenhauer. Pubblicati nel 1851, i Parerga sono equivalenti per ampiezza al Mondo come volontà e rappresentazione e, assieme a questo, costituiscono i quattro quinti dell’opera intera di Schopenhauer. L’autore vi lavorò per sei anni, dal 1845 al 1850, e anche dopo la pubblicazione continuò a dedicarsi a quest’opera, annotando correzioni e aggiunte. Queste pagine ci danno la piena rivelazione dello Schopenhauer saggista, polemista e moralista, che mette il suo sistema metafisico alla prova dei fatti più disparati. Appassionanti vagabondaggi nella storia della filosofia si giustappongono così all’analisi di temi psicologici e addirittura parapsicologici (si veda per esempio il Saggio sulle visioni di spiriti) e a memorabili attacchi, come quello Sulla filosofia delle università, che non colpisce soltanto l’aborrito Hegel ma tutto un certo impianto della cultura tedesca. È proprio in questi testi, nel loro rigore che accetta di esporsi a tutti i casi dell’esperienza e della storia, che potremo constatare quale immensa ‘sprovincializzazione’ del pensiero occidentale Schopenhauer abbia compiuto, mettendo fra l’altro in contatto, per la prima volta in modo radicale, i nostri strumenti epistemologici con le Upanisad e i testi buddhistici. Così egli apriva la strada a Nietzsche e diventava un indispensabile punto di appoggio per esseri così diversi come Wagner, Freud, Thomas Mann e Wittgenstein.

Il fondamento e il terreno su cui si fondano le nostre nozioni e scienze è l’inspiegabile. Perciò ad esso riconduce ogni spiegazione, mediante un numero maggiore o minore di membri intermedi: allo stesso modo sul mare lo scandaglio tocca il fondo ora a maggiore ora a minore profondità, ma alla fine deve raggiungerlo, ovunque. Questo inspiegabile riguarda la metafisica». La Seconda Parte di Parerga e paralipomena si apre con queste parole, che subito puntano all’essenziale, con quella immediatezza e quella capacità di sgombrare il campo da ogni intralcio che è peculiare di tutto Schopenhauer. Ma questo filosofo di un unico pensiero, che è quello su cui regge Il mondo come volontà e rappresentazione, conosceva anche in modo stupefacente l’arte della variazione. Talvolta come un grande saggista di scuola inglese, talvolta come uno storico antiquario, talvolta come un aspro moralista seicentesco, talvolta come un emissario vedantico nelle terre occidentali, comunque in un succedersi inesauribile di maniere e di gesti, Schopenhauer continua a ruotare intorno al suo pensiero, che ogni volta lo illumina secondo un angolo diverso. E già i titoli delle singole sezioni di questa Seconda Parte dei Parerga ci accennano a queste diverse angolature: Sulla filosofia e il suo metodo; Alcune considerazioni sul contrasto fra cosa in sé e apparenza; Aggiunte sulla teoria della nullità dell’esistenza; Del suicidio; Del leggere e dei libri; Del sesso femminile; Dell’educazione. Alla severa impalcatura del Mondo come volontà e rappresentazione si vengono così a sovrapporre, punto per punto, queste riflessioni sinuose, arrischiate, che vogliono ogni volta mettere alla prova la teoria sulle realtà più ingannevoli. Si può dire che proprio in queste pagine la lettura di Schopenhauer raggiunga il suo grado di suprema fascinosità, tanto da farci capire con simpatia quel che Borges una volta ha dichiarato: «Ho studiato a fondo il tedesco in realtà soltanto per poter leggere Schopenhauer nell’originale». Pubblicati nel 1851, i Parerga sono equivalenti per ampiezza al Mondo come volontà e rappresentazione e, assieme a questo, costituiscono i quattro quinti dell’opera di Schopenhauer pubblicata durante la sua vita. L’autore vi lavorò per sei anni, dal 1845 al 1850, e anche dopo la pubblicazione continuò a dedicarsi a quest’opera, annotando correzioni e aggiunte.

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